
Psicoterapia familiare
La Psicoterapia familiare è un intervento terapeutico in cui tutti o parte dei membri del nucleo familiare partecipano al trattamento; è particolarmente indicato in una pluralità di situazioni cliniche.
Quando è consigliata la Psicoterapia familiare?
- Uno dei casi è quello in cui il malessere venga espresso da un membro del sistema attraverso un sintomo. La sua difficoltà viene, quindi, analizzata e osservata all’interno del setting di Terapia e diviene spesso la cartina di tornasole dell’organizzazione e della comunicazione all’interno della famiglia;
- Altro caso è quello in cui sia l’intero nucleo familiare a presentare una sofferenza: ad esempio conflittualità, problemi legati alla comunicazione, cambiamenti importanti quali lutti, nascita di figli, trasferimenti o difficoltà legate al ciclo di vita. Qualunque genere di situazione, insomma, possa interferire con il normale processo di sviluppo del nucleo;
- Inoltre, si presenta come un trattamento di elezione nel caso in cui il malessere sia espresso da un soggetto in età evolutiva (infanzia, preadolescenza e adolescenza), in questo caso Il coinvolgimento di tutto il sistema familiare diviene dunque una risorsa molto importante.
Negli anni questo tipo di approccio si è dimostrato molto efficace nella trattamento dei disturbi alimentari, della schizofrenia, del disturbo bipolare, delle vecchie e nuove dipendenze, come ad es. alcolismo, droga, internet e gioco d’azzardo.
Le sedute di norma hanno cadenza quindicinale e vengono condotte da uno o due psicoterapeuti che lavorano in co-terapia.
“C’è una canzone che merita di essere cantata ed è la canzone delle relazioni umane, del legame attraverso il quale le persone si arricchiscono e crescono” – S. Minuchin –
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Sostegno alla Genitorialità
La genitorialità può essere considerata come uno “spazio”, tanto interno quindi “intrapsichico”, quanto “esterno”, relazionale, nel quale entrano in scena una moltitudine di fattori. Alcuni di essi sono “storici”, hanno a che fare con il percorso di vita dei genitori, con il modello di accudimento che ognuno di loro, nella propria famiglia di origine, ha interiorizzato. Altri sono invece “attuali”, legati al momento che ci si trova a vivere, alle situazioni contingenti, spesso mutevoli.
La famiglia è infatti un sistema in costante trasformazione e il concetto stesso di cambiamento ne accompagna il corso. Alcune volte si ha a che fare con delle modificazioni prevedibili, legate alla crescita e alle diverse fasi del ciclo vitale che il nucleo si trova ad affrontare; ne sono un esempio la nascita di un figlio, l’adolescenza, la gestione dei rapporti con contesti extra familiari, come la scuola etc.; insomma, la naturale ristrutturazione dei legami familiari legata allo sviluppo.
Altre volte invece può capitare di avere a che fare con situazioni non prevedibili, inattese, come ad esempio malattie, lutti, separazioni o divorzi.
Perché attivare un percorso di Sostegno alla Genitorialità?
Il rapporto tra i genitori e il figlio, è il contesto principale nel quale si esplica la crescita e lo sviluppo bel bambino, un importante fattore protettivo rispetto alle situazioni avverse e complesse che può capitare di dover affrontare. Non sempre è facile per un genitore, o per una coppia genitoriale, gestire la complessità emotiva, relazionale, comunicativa e comportamentale che caratterizza il rapporto con i proprio figli. Può capitare di trovarsi in impasse, di percepire una dimensione di crisi, di dubbio, di impotenza e di inefficacia personale.
Il percorso di Sostegno alla Genitorialità è un intervento psicologico di accompagnamento per gli adulti che, per motivi diversi, possono vivere delle difficoltà nello svolgimento del proprio ruolo genitoriale. L’obiettivo è quello di supportare i genitori nell’espletamento della loro funzione, di accrescere la consapevolezza dell’importanza del ruolo stesso e di pensare insieme strategie relazionali ed educative maggiormente efficaci, volte ad agevolare una migliore comprensione del figlio, dei suoi comportamenti, dei suoi bisogni e dei suoi vissuti emotivi. È inoltre uno spazio di riflessione su se stessi (nel ruolo di genitore), sui propri vissuti legati alla relazione stessa, e sulle scelte comportamentali ed educative adottate, al fine di attivare le risorse personali e le competenze necessarie a superare il momento di sofferenza o difficoltà.
Il percorso di sostegno alla Genitorialità si articola in una serie di incontri, generalmente quindicinali.
“La mano che fa dondolare una culla è la mano che regge il mondo” – W.R. Wallace
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Gruppi di sostegno
I gruppi di sostegno sono percorsi orientati allo scambio, al confronto e all’attivazione di risorse in persone che condividono esperienze, difficoltà o tematiche simili.
I gruppi sono composti da persone che condividono uno stesso disagio (es. gruppi per vittime di stalking), il medesimo disturbo (es. gruppi sulla dipendenza affettiva), si trovano ad affrontare una situazione simile (es. gruppi per genitori separati) o svolgono una professione altamente stressante (es. gruppi per operatori delle professioni d’aiuto).
Intorno a questi elementi comuni si costruisce uno spazio condiviso e protetto, in cui le esperienze simili possono essere messe in comune, uscendo dall’isolamento che determinate situazioni possono far sperimentare. Raccontare la propria storia consente, dunque, di dar voce a pensieri e vissuti personali che causano sofferenza; ascoltare le storie degli altri membri del gruppo, invece, offre l’opportunità di riconoscersi nelle narrazioni altrui e di rintracciare spunti e riflessioni per intervenire diversamente sulla propria situazione.
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Cos’è il Mutismo Selettivo?
Cos’è il Mutismo Selettivo?
Si tratta di un disturbo che pur avendo un’ampia diffusione rischia di essere facilmente confuso con aspetti legati alla timidezza o a particolari stili caratteriali.
Di contro, l’aspetto che lo caratterizza è una considerevole componente ansiosa tanto da essere stato inserito, recentemente, dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), nella categoria diagnostica dei Disturbi d’ansia. Tali bambini/ragazzi non presentano, dunque, disfunzioni organiche o un’incapacità correlata allo sviluppo, ma il loro silenzio si configura come un atteggiamento di risposta ad un forte stato emotivo legato all’ansia.
La caratteristica principale del disturbo è legata all’incapacità di parlare in alcuni contesti sociali. Spesso si presenta in “contesti tipo”, che “attivano” quella determinata modalità di risposta: ad esempio l’asilo, la scuola o la presenza di estranei. Di contro, i bambini muto selettivi, presentano una buona loquacità in casa e con persone di fiducia; aspetto quest’ultimo che se da una parte può apparentemente tranquillizzare il genitore, dall’altra può contribuire a creare confusione rispetto alla problematicità del disturbo.
Il trattamento del Mutismo Selettivo prevede un approccio “Multisituazionale”, che comporta un lavoro con il bambino/ragazzo e la famiglia ed inoltre l’attivazione di una rete tra professionisti del settore clinico (Psicologi, Psicoterapeuti; Neuropsichiatri infantili), la scuola o gli altri contesti di riferimento.
“C’è un silenzio del cielo prima del temporale, delle foreste prima che si levi il vento, del mare calmo della sera, della nostra anima. Poi c’è un silenzio che chiede soltanto di essere ascoltato”
–R. Battaglia –
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Sostegno alla separazione
La separazione rientra, all’interno del ciclo di vita della famiglia, negli eventi para-normativi, ossia tutti quegli avvenimenti non prevedibili e che come tali possono rendere faticoso il processo di riorganizzazione personale e familiare.
In casi di questo tipo può essere utile ricorrere all’aiuto di un professionista, che con specifiche competenze aiuti la coppia a ritrovare una dimensione di benessere all’interno della nuova situazione in vista della separazione.
Si possono distinguere tra fasi all’interno di questo processo:
- La fase precedente alla decisione di separarsi: in cui emerge da parte dei partner una profonda confusione rispetto al da farsi caratterizzato da un forte sentimento di impotenza e delusione ed elevati livelli di conflittualità. Obiettivo del sostegno in questa fase può essere quello di individuare i nuclei problematici che hanno portato alla frattura relazionale, attraverso i narrazioni che porterà la coppia, conducendo ad una rielaborazione della crisi. In questa fase può essere, anche, utile un intervento terapeutico individuale;
- La fase della separazione: in questa fase i partner hanno già preso la decisione di separarsi. In tal caso l’obiettivo dell’intervento è quello di favorire l’elaborazione di accordi, soprattutto riguardo la genitorialità e ridurre i livelli di conflitto;
- Dopo la separazione: non sempre i tempi della “separazione esterna” coincidono con quelli della “separazione interna”, ovvero la separazione psichica dall’altro. In questo caso, è possibile intervenire per favorire il superamento della situazione di stallo in ci si può trovare, grazie all’elaborazione di vissuti emotivi sottostanti.
Le modalità degli incontri che possono essere di tipo individuale, di coppia o familiare sono valutati, di volta in volta, sulla base degli obiettivi maggiormente idonei alla fase in cui i partner si trovano.
“Quanto più abbiamo il coraggio di appartenere, tanto maggiore sarà la nostra libertà di essere indipendenti. Più grande è la nostra capacità di differenziarci più saremo liberi di appartenere.”
– C. A. Whitaker –
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Trattamento Disturbi Specifici dell’Apprendimento e Tutor DSA
Il Tutor DSA è una figura specializzata che aiuta l’alunno con difficoltà nello studio e/o con diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento a percorrere in modo sereno il cammino scolastico affrontando insieme tutte le sfide che questo può presentare.
Punto di partenza del lavoro del Tutor è la conoscenza dello studente, nei suoi punti di debolezza ma anche di forza: solo a partire da questo, è possibile infatti progettare un intervento personalizzato sulle caratteristiche e sulle necessità del bambino o del ragazzo.
Nel corso del suo intervento, l’alunno viene sostenuto ed affiancato in un percorso che lo aiuterà a prendere consapevolezza del proprio stile di apprendimento, imparare ad utilizzare tecniche e strategie di apprendimento e- dove necessario- ad utilizzare in maniera efficace gli strumenti compensativi e dispensativi.
L’obiettivo finale è quindi quello di aiutare il ragazzo a creare un metodo di studio personale ed efficace, arrivando così alla conquista dell’autonomia nella gestione delle attività scolastiche e ad un incremento del senso di autostima ed autoefficacia.
“L’unica persona che si può ritenere istruita è quella che ha imparato come si fa a imparare e a cambiare” – Carl Rogers –
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Consulenza Psico-Giuridiche
Le Consulenze Psico-Giuridiche vengono svolte dallo Psicologo Forense.
Il Diritto e la Psicologia si occupano del comportamento umano, seppur in maniera differente e mantenendo la propria autonomia professionale. La Psicologia infatti è orientata alla spiegazione del comportamento, il Diritto si focalizza invece sulla sua regolamentazione attraverso delle norme.
Compito dello Psicologo giuridico è quello di utilizzare strumenti diagnostici e di intervento tipici della Psicologia ed applicarli a questioni inerenti il Diritto, tenendo presente la complessità e l’interdisciplinarità del contesto.
Lo Psicologo forense ad oggi è una figura che può rivestire ruoli diversi ed il suo contributo, di norma, viene richiesto quando si ritenga necessario lo svolgersi di indagini condotte da una persona con specifiche competenze tecniche in ambito psicologico.
Le consulenze tecniche che possono essere richieste allo Studio, in ambito civile, sono:
- Consulenze Tecniche di Parte (CTP): richiesta da un privato cittadino o da un avvocato che necessitano di un parere psichico da utilizzare in ambito legale. Gli ambiti di interesse riguardano casi di separazione, divorzio e affidamento di figli minori ed in generale casi relativi al Diritto di Famiglia. Il ruolo dello Psicologo è quello di tutelare l’interesse della parte da cui è stato nominato, tenendo presente il rispetto del proprio codice deontologico e considerando, in primis, la tutela del minore. Tale consulenza, pur non essendo una psicoterapia in quanto non affronta questioni riguardanti l’assetto psicologico o psicopatologico, può aiutare il cliente a prendere coscienza della propria situazione nel qui ed ora all’interno del contesto psico-giuridico che sta vivendo;
- Consulenze Tecniche per l’accertamento e la valutazione Psico-Giuridica del Danno Non Patrimoniale (psichico, morale, esistenziale): Il focus dell’attenzione è la valutazione dell’organizzazione di personalità e le eventuali ripercussioni a seguito di un illecito o di un torto subito. Gli ambiti di interesse riguardano sinistri stradali, mobbing, stalking, eventi di natura traumatica, ovvero quelle situazioni in cui la persona coinvolta abbia subito un danno sviluppando un malessere psicologico ed esistenziale.

Mediazione familiare
La Mediazione Familiare è un intervento rivolto alle coppie che hanno affrontato o affrontano un processo di separazione o divorzio, in cui il mediatore aiuta i due ex- coniugi a riorganizzare le relazioni familiari, creando un programma di separazione soddisfacente per loro stessi e per i figli.
Questo percorso permette ai due ex partner di vivere costruttivamente la loro conflittualità, e di riorganizzare la loro vita ritrovando benessere e serenità.
Accompagnati dal mediatore, infatti, diventeranno protagonisti nella gestione del conflitto e troveranno le risorse necessarie per sviluppare una migliore capacità comunicativa: i due genitori potranno così formulare in prima persona gli accordi che meglio rispondono alle esigenze di tutto il nucleo familiare, in particolare dei figli.
A chi si rivolge la Mediazione Familiare?
Alle coppie – coniugate e non – che abbiano deciso di separarsi o di divorziare, e a quelle già separate che hanno la necessità di rivedere i propri rapporti patrimoniali, sul mantenimento o sull’affidamento dei figli.
Come si articola il percorso di Mediazione Familiare?
La Mediazione Familiare si articola in 8-10 incontri:
- In una prima fase, si accoglie la domanda e si valuta insieme alla coppia se la Mediazione sia la soluzione appropriata
- Successivamente si chiariscono bisogni e necessità di ciascun membro, si valutano le possibili opzioni per la risoluzione dei conflitti fino a formulare delle soluzioni. In questa fase si affrontano sia gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, ecc.) che quelli più strettamente materiali (divisione dei beni, determinazione dell’assegno di mantenimento, assegnazione della casa coniugale, ecc.).
- Nella fase conclusiva si verifica l’efficacia della soluzione individuata e si pongono per iscritto gli accordi raggiunti.
Il Mediatore lavora in maniera autonoma e separata dal contesto giudiziario: affinché gli accordi formulati abbiano valore legale, un avvocato provvederà a presentarli nella documentazione di separazione al tribunale competente.
Le relazioni familiari saranno così trasformate e non spezzate, e ciascuno avrà la possibilità di riprendere il proprio percorso evolutivo con fiducia e serenità.