
La cura non è un fatto privato
La vita quotidiana è sempre più strutturata in modo che ogni momento a disposizione possa essere sfruttato nel migliore dei modi, perfino il tempo libero ha uno spazio specifico per essere utilizzato al meglio; non sono da meno gli spostamenti, solitamente impiegati per ricapitolare i vari impegni o i pensieri che girano in testa, oppure per scorrere i messaggi sul nostro smartphone. In tutto ciò passa in secondo piano il contesto in cui ci muoviamo, forse anche per la convinzione che non ci sia nulla che possa sorprenderci. Su questo sfondo si affacciano una serie di piccole “innovazioni” che sembrano quasi in contrasto con la frenesia della quotidianità: c’è chi si adopera per far rifiorire aiuole abbandonate; chi cambia gli scorci riempiendo di opere d’arte le facciate di palazzi; persone che riorganizzano spazi giochi per bambini ed altre che danno nuova vita a biblioteche e vecchie strutture in disuso.
Viene spontaneo domandarsi come sia possibile che atteggiamenti così diversi possano convivere. Ci si potrebbe chiedere quali siano i meccanismi che muovono chi riesce a trovare spazio, tempo ed energie da investire per realizzare queste piccole grandi opere. È difficile trovare una risposta. Ad una prima lettura potremmo ipotizzare che a fare la differenza siano determinate caratteristiche personali: supporre, quindi, che ci siano individui dediti prevalentemente alle proprie vite ed individui maggiormente interessati agli altri; riducendo tutto alla semplice considerazione che ci si divida in “egoisti” ed “altruisti”.
Questa osservazione presuppone, però, che i comportamenti prosociali siano completamente disinteressati e privi di risvolti personali. Su quest’aspetto la filosofia ha dibattuto a lungo e sono numerose le posizioni che vedono dietro questo tipo di atteggiamento la possibilità di trarne dei benefici, anche solo a livello di immagine personale.
In effetti, l’essere altruisti, comporta dei vantaggi, neanche troppo nascosti:
• Potersi prendere cura, come in questo caso, di spazi comuni permette di sentirsi parte di qualcosa, di un progetto più ampio e di una comunità. Cosa rara in un momento storico in cui si prediligono i legami virtuali a quelli territoriali, dove l’essere vicini non è più un fattore primario per costruire legami.
• Partecipare alla realizzazione di qualcosa significa anche confrontarsi con altre persone, condividere la fatica e le soddisfazioni, mettere a disposizione le proprie conoscenze ed essere disposti ad apprenderne di nuove; in altre parole recuperando e costruendo cose si recuperano e costruiscono anche relazioni.
• L’aspettativa della reciprocità: alla base dell’evoluzione dell’uomo sembra ci siano stati sia comportamenti competitivi che cooperativi; non sono sopravvissuti, infatti, solo gli uomini più forti, ma anche quelli che hanno saputo condividere e cooperare. Questa capacità si fonda sulla fiducia che, quanto fatto per il gruppo, verrà fatto anche dagli altri o che, in caso di necessità, si avrà in cambio l’aiuto che si è offerto.
• Sentire di aver preso parte alla realizzazione di qualcosa, contribuendo in prima persona, migliora il senso di autoefficacia (self efficacy), ci fa sentire capaci, responsabili e reali protagonisti di un progetto.
• Migliora la qualità della vita: riqualificare e trasformare spazi, valorizzandone la bellezza, significa anche dare una valenza diversa all’immagine di sé; vivere in un contesto degradato finisce per influenzare negativamente anche la propria immagine, talvolta confermando la difficoltà ad apportare cambiamenti personali. Un luogo bello, invece, incoraggia a prendersene cura, incrementando il senso di responsabilità individuale e favorendo lo sviluppo di una maggiore attenzione verso sé stessi.
• Migliora lo stato di salute. Esiste una corposa mole di studi che sostiene come l’altruismo, anche la sola attenzione verso l’altro, migliori lo stato di salute, riducendo l’impatto che lo stress ha sull’individuo. A questo filone se ne affianca un altro, altrettanto sostanzioso, che reputa l’esposizione al bello benefico per la persona, apportando delle modifiche a livello biochimico, favorendo la secrezione di ormoni come l’ossitocina, deputati al benessere ed all’appagamento.
• È un comportamento fonte d’ispirazione per gli altri: scegliere di intraprendere azioni insolite, originali, fondate su valide argomentazioni e nobili principi fa sì che anche un piccolo gruppo possa acquisire autorevolezza ed influenzare la maggioranza; può addirittura spingere qualcuno a cambiare il modo di vedere le cose o persino ad aderire a qualche progetto.
Non resta quindi che guardarci intorno per cogliere qualche spunto che ci possa incuriosire e, chissà, forse anche farci diventare parte attiva di qualche progetto che vede come protagonista il posto che abitiamo.
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