
IPER Genitori_Gruppi di parent training per genitori di bambini con ADHD
Crescere un bambino con diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività può rappresentare, per molti genitori, una sfida ardua e complessa: sentimenti di impotenza, inefficacia e frustrazione non sono insoliti davanti alle manifestazioni di impulsività, iperattività e disattenzione del bambino. Doverlo continuamente richiamare perché stia seduto a tavola durante i pasti, impiegare ore ed ore per fare i compiti, far fronte alle reazioni di frustrazione quando non si soddisfano immediatamente le sue richieste…sono solo alcuni degli aspetti che caratterizzano la quotidianità e possono influire negativamente sul benessere familiare.
Riuscire a stabilire una buona relazione con il proprio figlio è però un fattore importante per favorirne la crescita e, nel caso dei bambini con ADHD, per aiutarlo a consolidare i progressi ottenuti negli interventi riabilitativi e prevenire difficoltà future.
Lavorare con i genitori rappresenta dunque un elemento fondamentale all’interno di un efficace approccio terapeutico, che permette di attivare risorse importanti per il benessere del bambino e della famiglia.
CHE COS’È?
IPER Genitori è un percorso articolato in 10 incontri da 90 minuti ciascuno, svolti in un contesto di gruppo.
Attraverso il confronto, lo scambio di esperienze e le attività pratiche, i genitori saranno aiutati a:
-Conoscere le caratteristiche del disturbo
-Far emergere, rielaborare e trasformare pensieri ed emozioni;
-Analizzare le proprie modalità relazionali;
-Individuare strategie e modalità relazionali alternativi più funzionali;
A CHI SI RIVOLGE?
Il percorso si rivolge a genitori di bambini con ADHD.
COME SI ACCEDE?
È possibile accedere al percorso dopo aver effettuato un colloquio conoscitivo ed informativo.
CONTATTI
Per informazioni è possibile contattarci telefonicamente o via email:
392 1414113
info@centropsicologiatessere.it
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Intelligenza emotiva: una chiave per il futuro!
Come dimostrato da numerose ricerche, i bambini più sereni, più sicuri di sé, migliori a scuola e anche più felici sono quelli con un’intelligenza emotiva più sviluppata. E non solo: sono anche coloro che, da adulti, sapranno affrontare in maniera efficace tutte le difficoltà e le sfide che la vita porrà loro dinanzi. Utilizzando quindi un’espressione di Howard Gardner, si può dire senza ombra di dubbio che l’intelligenza emotiva sia una vera e propria “chiave per il futuro”!
Intelligenti emotivi si nasce o si diventa?
Anche su questo le ricerche sono concordi: l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di riconoscere, comprendere utilizzare e gestire in modo consapevole le emozioni proprie ed altrui, – essere insegnata, in famiglia e a scuola.
Secondo gli psicologi dello sviluppo, genitori, insegnanti ed educatori possono rappresentare dei veri e propri “allenatori emotivi”, nel momento in cui si mostrano capaci di parlare dei propri sentimenti, di dare loro un nome e di trovare una soluzione all’emozione negativa. Viceversa, un atteggiamento che sminuisce, rimprovera o non fornisce una guida all’ espressione delle emozioni, impedisce al bambino di instaurare un rapporto sereno con la propria sfera affettiva, esponendolo al rischio di problematiche comportamentali e psicologiche future.
Ma cosa fa concretamente un allenatore emotivo?
Cerca di comprendere la causa dell’emozione
È molto difficile che un bambino riesca ad identificare con precisione la causa del suo stato emotivo: spetta quindi al genitore riuscire a mettersi nei suoi panni per cercare di comprendere quale evento possa essere all’origine della sua emozione (la nascita di un fratellino, il litigio con un amico, l’ingresso alla scuola materna, un insuccesso scolastico…)
Considera ogni emozione negativa come una buona occasione per allenare il proprio figlio e ascoltarlo senza dare giudizi né soluzioni
Davanti alle manifestazioni emotive del bambino, non bisogna arrabbiarsi, spaventarsi e lasciarsi travolgere da emozioni negative…
Sedersi alla sua altezza, parlargli in modo rilassato, dedicargli del tempo, dimostrare di capire cosa prova, senza sminuire, criticare o ignorare le manifestazioni emotive del bambino sono piccole azioni concrete che rimandano al bambino quanto la propria emozione abbia valore e vada accolta ed ascoltata.
Aiuta il bambino a definire le emozioni che prova
Le sensazioni emotive possono risultare confuse, poco chiare, e quindi spaventose per un bambino se non c’è un nome con cui chiamarle. È importante quindi che parole come tristezza, noia, paura, rabbia…entrino a far parte del vocabolario quotidiano: dare un nome alle emozioni ha inoltre un effetto rasserenante sul sistema nervoso e aiuta ad uscire più in fretta dallo stato d turbamento.
Pone dei limiti ai comportamenti sbagliati e aiuta il bambino a trovare da solo una soluzione alternativa
Se da una parte bisogna accogliere l’emozione negativa, dall’altra è necessario far capire al bambino come alcuni comportamenti sono inaccettabili, senza ricorrere ad azioni che possono mortificarlo (urla, punizioni), ma incoraggiandolo a trovare soluzioni alternative, ad esempio con frasi come “capisco che Marco ti ha fatto arrabbiare perché ti ha preso la macchinina, ma non va bene che lo picchi per questo. Cosa potresti fare?”La ricerca di soluzioni alternative accettabili può essere facilitata attraverso un gioco che metta in scena l’accaduto o, per i bambini più grandi, attraverso la stesura di una lista. Può essere utile anche ricordare al bambino situazioni passate simili fronteggiate con successo, o raccontare la propria esperienza in circostanze analoghe.Dopo aver individuato delle soluzioni, bisogna accompagnare il bambino nella scelta della soluzione migliore, aiutandolo ad immaginare come si sentiranno lui e gli altri dopo quel comportamento: “come ti sentiresti dopo aver fatto così?, come si sentirebbero gli altri?”. La scelta del bambino deve essere assolutamente libera: il fallimento offre un importante opportunità per imparare, quando c’è accanto un adulto pronto a sostenere e che incoraggia a sperimentare un’altra alternativa!
Insegnare ai bambini a conoscere, gestire ed utilizzare le proprie emozioni significa equipaggiarli di una competenza che permetterà loro di essere non solo dei bambini e degli adulti più sereni, ma anche più protetti rispetto al rischio di future problematiche psicologiche e comportamentali. Inoltre, offre anche all’adulto una preziosa occasione per continuare ad allenare la propria intelligenza emotiva, in quello scambio arricchente che rende così affascinante l’educazione e la crescita dei più piccoli.
Bibliografia:
– D. Goleman, “L’intelligenza emotiva”, Rizzoli, Milano, 1996
– J. Gottman, J. De Claire, “Intelligenza emotiva per un figlio”, Biblioteca Univ. Rizzoli, Bologna, 2001
– P. Paoletti, “Alla scoperta delle emozioni”, Infinito Edizioni, Milano, 2009

Sostegno alla Genitorialità
La genitorialità può essere considerata come uno “spazio”, tanto interno quindi “intrapsichico”, quanto “esterno”, relazionale, nel quale entrano in scena una moltitudine di fattori. Alcuni di essi sono “storici”, hanno a che fare con il percorso di vita dei genitori, con il modello di accudimento che ognuno di loro, nella propria famiglia di origine, ha interiorizzato. Altri sono invece “attuali”, legati al momento che ci si trova a vivere, alle situazioni contingenti, spesso mutevoli.
La famiglia è infatti un sistema in costante trasformazione e il concetto stesso di cambiamento ne accompagna il corso. Alcune volte si ha a che fare con delle modificazioni prevedibili, legate alla crescita e alle diverse fasi del ciclo vitale che il nucleo si trova ad affrontare; ne sono un esempio la nascita di un figlio, l’adolescenza, la gestione dei rapporti con contesti extra familiari, come la scuola etc.; insomma, la naturale ristrutturazione dei legami familiari legata allo sviluppo.
Altre volte invece può capitare di avere a che fare con situazioni non prevedibili, inattese, come ad esempio malattie, lutti, separazioni o divorzi.
Perché attivare un percorso di Sostegno alla Genitorialità?
Il rapporto tra i genitori e il figlio, è il contesto principale nel quale si esplica la crescita e lo sviluppo bel bambino, un importante fattore protettivo rispetto alle situazioni avverse e complesse che può capitare di dover affrontare. Non sempre è facile per un genitore, o per una coppia genitoriale, gestire la complessità emotiva, relazionale, comunicativa e comportamentale che caratterizza il rapporto con i proprio figli. Può capitare di trovarsi in impasse, di percepire una dimensione di crisi, di dubbio, di impotenza e di inefficacia personale.
Il percorso di Sostegno alla Genitorialità è un intervento psicologico di accompagnamento per gli adulti che, per motivi diversi, possono vivere delle difficoltà nello svolgimento del proprio ruolo genitoriale. L’obiettivo è quello di supportare i genitori nell’espletamento della loro funzione, di accrescere la consapevolezza dell’importanza del ruolo stesso e di pensare insieme strategie relazionali ed educative maggiormente efficaci, volte ad agevolare una migliore comprensione del figlio, dei suoi comportamenti, dei suoi bisogni e dei suoi vissuti emotivi. È inoltre uno spazio di riflessione su se stessi (nel ruolo di genitore), sui propri vissuti legati alla relazione stessa, e sulle scelte comportamentali ed educative adottate, al fine di attivare le risorse personali e le competenze necessarie a superare il momento di sofferenza o difficoltà.
Il percorso di sostegno alla Genitorialità si articola in una serie di incontri, generalmente quindicinali.